"Io non mi sono mai pentito nella mia vita d'aver fatto l'indomani quello che potevo fare oggi." (GUARESCHI)

sabato 3 aprile 2010

Cominciare, ricominciare.

Il laboratorio di scrittura autobiografica mi aveva incuriosito, ma più che altro per la voglia di approcciare la scrittura in maniera "organizzata". Ho sempre scritto, su centinaia di foglietti, quaderni, agende, che non ho mai conservato con cura. Scrivere era come parlare con qualcuno, come pensare ad alta voce, un modo per dare forma alle emozioni che a volte sembravano fiorire da me come i boccioli degli alberi da frutto in questi giorni: splendore, anche se passeggero, e comunque gravido di frutti, nel tempo a venire.

Il primo incontro, una quindicina di persone sconosciute che, con comprensibile fatica, spiegavano le motivazioni della loro presenza. Età tra i 40 e i 50 anni circa, con una punta di giovinezza e una di maturità: S., studentessa universitaria intorno ai 25, e G., mia madre, che veleggiava verso i 70. A parte l'insegnante, un solo uomo.

Le prime impressioni, non tutte positive: eravamo un gruppo piuttosto eterogeneo, e qualche frase di presentazione non sempre ci descrive bene. E., per esempio, si rappresentava come una appassionata di scrittura, disse così, che "scriveva testi", e teneva un blog,, aveva una pronuncia vagamente affettata, con l'esse leggermente sibilata. Pensai che fosse il tipo che trova un capolavoro anche la sua lista della spesa: i pensieri non sempre sono "politically correct".


Questo è l'inizio del mio percorso di autobiografia: un racconto come un altro, per chi ha voglia, come ogni lettore, di entrare per qualche minuto nella vita di un'altra persona.

Questo costituisce il "cominciare" del titolo di oggi.

Il "ricominciare" si riferisce invece a parte della mia vita, e nello specifico a ciò che attiene all'attività di produrre un reddito, un contributo concreto all'economia familiare, alla propria indipendenza finanziaria, insomma al lavoro.

A 40 anni potevo considerarmi nella fase consolidata di successo nella mia attività: dopo quasi 20 anni di "gavetta", raccoglievo finalmente i frutti dell'esperienza ed ero ragionevolmente ricercata nel mio settore; a 43, la pacchia è già finita, e la crisi globale ha messo in ginocchio il mio mercato. A questo si aggiunga che sono francamente stufa (non stanca!) di scendere a compromessi con imprenditori improvvisati, fare la loro fortuna, farmi carico dei loro errori dopo aver fatto di tutto per dissuaderli dal fare scelte discutibili, e poi farmi scaricare appena capiscono un po' come gestire le cose e trovano qualche creativo che presenta loro un preventivo un po' più basso.

Mi sento come un'amanuense all'avvento della stampa meccanica: molto brava, ma praticamente in disuso.

Sono a casa, ho un paio di lavoretti da consulente, tanto per non chiudere definitivamente, mi occupo della mia famiglia, ma non ho ancora trovato una nuova forma che mi definisca, e mi disperdo molto per mancanza di focalizzazione.

Pur vedendo questo momento come una opportunità di reinventarmi una vita più consona al mio mondo attuale, non ho la grinta, l'entusiasmo, la spinta.

Ho bisogno di trovare un bandolo da cui partire per sbrogliare la matassa della mia vita: la lana è pregiata, calda, morbida, ma non posso farne il maglione perfetto se prima non sciolgo i nodi.

Autobiografia "on stage", quindi: un percorso per conoscersi meglio, non necessariamente memorie, ma testimonianza del presente.

Penso che ci siano molte persone che, ogni giorno, ricominciano da capo: chi cerca di rifarsi una vita e una famiglia, dopo aver visto sogni e progetti naufragare, chi ricomincia nel lavoro, chi si riaffaccia alla vita dopo aver perso qualcuno.

Questo è il mio messaggio nella bottiglia: condividiamo i nostri passi, in compagnia si cammina meglio.

Ognuno di noi ha un mondo dentro, una ricchezza di emozioni, di ricordi, di immagini ed espressioni: questo l'ho sperimentato in 3 anni di laboratorio di scrittura autobiografico.


Il nostro sodalizio continua da tre anni; dopo i primi 5 incontri, non potevamo più farne a meno, e abbiamo istituito il "laboratorio permanente di autobiografia". Quegli estranei, quelle persone di varia provenienza, dalle vite così diverse, si erano rivelate nella scrittura, e in ogni persona avevo scoperto un mondo: affetti, sensazioni, ricordi. Immagini tenere, divertenti, commoventi: stralci di anima presentati con semplicità, senza pretese di eccellenza letteraria, assumevano stranamente inaspettate sembianze, diventavano brani delicati o forti, sicuramente "veri" e spesso dotati di insperata (ed ispirata!) bellezza.

E' fiorita la familiarità, abbiamo dato vita con naturalezza a piccoli rituali: chi porta infusi profumati, chi una torta, o biscotti, chi arriva con un regalino da un viaggio. A Natale, ci facciamo gli auguri con la "Cioccolata Autobiografica".

Tutto ciò è nato dalla scoperta che ogni persona, anche la più insospettabile, racchiude in se' un mondo. E che un ambiente improntato all'ascolto e alla condivisione può far fiorire espressioni profonde e meravigliose.


E' la vigilia di Pasqua, piove: buona primavera!

2 commenti:

  1. ..e sei sempre meravigliosamente tu... ed io ti voglio bene, quando sbroglierai la matassa avrai scritto un'altra pagina di una storia meravigliosa che avrà il profumo intenso del pane appena sfornato

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  2. Ciao ce l'hai fatta (dal punto di vista tecnico intendo) brava.
    a presto
    Roberto

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