"Io non mi sono mai pentito nella mia vita d'aver fatto l'indomani quello che potevo fare oggi." (GUARESCHI)

lunedì 26 aprile 2010

RIFIORIRE

26 aprile

Ricominciare ogni volta, ogni mattina. Una volta non ci pensavo mai, com'è che ora non penso ad altro?
Non ho scritto per 3 settimane, mica male come inizio. Ma ora sono qua. In sottofondo Einaudi, mi fa sentire come in un film, ed è accompagnato dal canto incessante degli uccelli, fuori dalla finestra. Devo scrivere proprio oggi, ho visto le previsioni, domani pioverà. Forse già dal pomeriggio questa radiosa giornata non sarà più piena di sole, e sicuramente stasera ci saranno rovesci di pioggia primaverile.
A me la pioggia piace, quello che non amo è il grigio; adoro soprattutto il suono frusciante delle gocce che cadono, mentre passeggio sotto l'ombrello o ascolto a macchina spenta.
Ma per ricominciare preferisco il sole: ho aperto tutte le finestre, ho bisogno di respirare questa aria profumata: c'è una stagione più bella? Perfino il bosco che ricopre la collina davanti a casa è pieno di colori, alberi fioriti di fucsia e di bianco, e fiori gialli che quest'anno sono esplosi in fioriture esagerate. Il paese è invaso dai grappoli dei glicini, che sottolineano ordinate pergole e delimitano prati immacolati. Il mio giardino è ancora preda del disordine, ma il mio glicine è il più rigoglioso e splendido di tutto Alonte, proprio grazie alla libertà di cui gode: è meraviglioso e selvaggio, e fiorisce in due sfumature, una più chiara e gessosa, l'altra decisa e vivace. Profuma da stordire, ed è generoso e indipendente, non ha bisogno di molte cure, vive del fatto di aver trovato un buon posto per fiorire.
Tuffo la faccia tra i grappoli profumati, e aspetto che la mia anima ritrovi il suo buon posto per fiorire.

RIFIORIRE

26 aprile

Ricominciare ogni volta, ogni mattina. Una volta non ci pensavo mai, com'è che ora non penso ad altro?
Non ho scritto per 3 settimane, mica male come inizio. Ma ora sono qua. In sottofondo Einaudi, mi fa sentire come in un film, ed è accompagnato dal canto incessante degli uccelli, fuori dalla finestra. Devo scrivere proprio oggi, ho visto le previsioni, domani pioverà. Forse già dal pomeriggio questa radiosa giornata non sarà più piena di sole, e sicuramente stasera ci saranno rovesci di pioggia primaverile.
A me la pioggia piace, quello che non amo è il grigio; adoro soprattutto il suono frusciante delle gocce che cadono, mentre passeggio sotto l'ombrello o ascolto a macchina spenta.
Ma per ricominciare preferisco il sole: ho aperto tutte le finestre, ho bisogno di respirare questa aria profumata: c'è una stagione più bella? Perfino il bosco che ricopre la collina davanti a casa è pieno di colori, alberi fioriti di fucsia e di bianco, e fiori gialli che quest'anno sono esplosi in fioriture esagerate. Il paese è invaso dai grappoli dei glicini, che sottolineano ordinate pergole e delimitano prati immacolati. Il mio giardino è ancora preda del disordine, ma il mio glicine è il più rigoglioso e splendido di tutto Alonte, proprio grazie alla libertà di cui gode: è meraviglioso e selvaggio, e fiorisce in due sfumature, una più chiara e gessosa, l'altra decisa e vivace. Profuma da stordire, ed è generoso e indipendente, non ha bisogno di molte cure, vive del fatto di aver trovato un buon posto per fiorire.
Tuffo la faccia tra i grappoli profumati, e aspetto che la mia anima ritrovi il suo buon posto per fiorire.

martedì 6 aprile 2010

Il cambiamento

Ultima uscita sulla neve, la piccola non può sciare per una botta alla caviglia e perciò anch'io sono dispensata da due ore di tapis roulant e spazzaneve all'indietro.
E. mi manda uno dei suoi deliziosi sms, in cui descrive l'atmosfera della sua mattinata, a far colazione nel camper sferzato da vento e pioggia, di fronte a un mare infuriato.
Il mio pensiero insiste sul blog. Proporrò degli spunti di scrittura e riflessione autobiografica, come quelli che il nostro maestro inventa per noi ad ogni incontro. Magari qualcuno, negli intervalli mensili tra le nostre riunioni, si lascerà trasportare dalle parole e dai ricordi, e potrà condividere i suoi pensieri con me e con chi vorrà approfittare dello spazio a noi dedicato...


Il tema è: “Cambiare”

Sto leggendo un libro interessantissimo: “Adesso basta” di Simone Perotti (www.simoneperotti.com). E' un libro sul “downshifting”, che è il processo per il quale una persona abbandona un lavoro importante e impegnativo per fare una scelta di vita più semplice e libera.
Al di là dell'opportunità di fare una scelta di questo tipo, mi entusiasmano sempre i libri che mi danno una visione diversa della nostra vita quotidiana, dei nostri sogni e progetti che vengono spesso soffocati dalla quotidianità, in una spirale di impegni e condizionamenti che ci fanno diventare vecchi facendo sempre le stesse cose, e sempre insoddisfatti.
E' importante che ogni tanto qualcuno ci faccia aprire gli occhi e ci mostri modi diversi di vivere. E' fondamentale vedere le cose da una diversa angolazione, e verificare se stiamo facendo il meglio per noi stessi.
Perrotti pone l'accento sui condizionamenti che subiamo dalla mentalità consumistica, che ci spinge a consacrare la nostra vita e spesso anche i nostri valori al lavoro, per la maggior parte del nostro tempo, in modo da poterci procurare un certo numero di benefit che ci rendano l'esistenza sufficientemente comoda e soddisfacente: vacanze, shopping, l'ultimo grido della tecnologia, ristoranti, spa, magari anche lo psicanalista...

Io ci penso da anni...potevo scriverlo io un libro!

Semplificare. Potare. Riprendersi il tempo. Non è un'utopia, ma ci vuole parecchio coraggio. Ritrovare le nostre più semplici abilità. Fare delle cose e vederne subito i risultati, non lavorare continuamente in astratto, su numeri, su flussi, sui capricci del cliente di turno. Sfornare una pagnotta, imbiancare una stanza, cucire un cuscino.

La mia “mission” in questo periodo è di prefiggermi di fare molte meno cose, così forse potrei riuscire a non sentirmi sempre perennemente indietro con tutto.
Farò una lista delle cose da fare, e programmerò di dedicare un giorno della settimana a ciascuna delle più importanti.

Perchè dobbiamo pensare che la nostra vita debba essere più o meno la stessa zuppa da qui all'eternità? E' questo il prezzo dell'illusione della sicurezza? Perchè lo sappiamo, in teoria, che è un'illusione. A questa chimera non possiamo sacrificare il meglio di noi stessi, perchè l'unica sensazione che si avvicina alla sicurezza ci è data dal sentire quello che siamo e come cambiamo continuamente. L'unica certezza che abbiamo nel cuore è quella dei sentimenti più profondi, e delle nostre vere passioni.

Sono sicura di amare infinitamente alcune persone. Sono sicura che la bellezza del creato non smetterà mai di stupirmi, di nutrirmi e di consolarmi. Sono sicura che abbia sempre un senso essere corretti, anche se non sempre si viene ricompensati per questo. Per oggi di questo solo sono sicura, e mi basta.

sabato 3 aprile 2010

Cominciare, ricominciare.

Il laboratorio di scrittura autobiografica mi aveva incuriosito, ma più che altro per la voglia di approcciare la scrittura in maniera "organizzata". Ho sempre scritto, su centinaia di foglietti, quaderni, agende, che non ho mai conservato con cura. Scrivere era come parlare con qualcuno, come pensare ad alta voce, un modo per dare forma alle emozioni che a volte sembravano fiorire da me come i boccioli degli alberi da frutto in questi giorni: splendore, anche se passeggero, e comunque gravido di frutti, nel tempo a venire.

Il primo incontro, una quindicina di persone sconosciute che, con comprensibile fatica, spiegavano le motivazioni della loro presenza. Età tra i 40 e i 50 anni circa, con una punta di giovinezza e una di maturità: S., studentessa universitaria intorno ai 25, e G., mia madre, che veleggiava verso i 70. A parte l'insegnante, un solo uomo.

Le prime impressioni, non tutte positive: eravamo un gruppo piuttosto eterogeneo, e qualche frase di presentazione non sempre ci descrive bene. E., per esempio, si rappresentava come una appassionata di scrittura, disse così, che "scriveva testi", e teneva un blog,, aveva una pronuncia vagamente affettata, con l'esse leggermente sibilata. Pensai che fosse il tipo che trova un capolavoro anche la sua lista della spesa: i pensieri non sempre sono "politically correct".


Questo è l'inizio del mio percorso di autobiografia: un racconto come un altro, per chi ha voglia, come ogni lettore, di entrare per qualche minuto nella vita di un'altra persona.

Questo costituisce il "cominciare" del titolo di oggi.

Il "ricominciare" si riferisce invece a parte della mia vita, e nello specifico a ciò che attiene all'attività di produrre un reddito, un contributo concreto all'economia familiare, alla propria indipendenza finanziaria, insomma al lavoro.

A 40 anni potevo considerarmi nella fase consolidata di successo nella mia attività: dopo quasi 20 anni di "gavetta", raccoglievo finalmente i frutti dell'esperienza ed ero ragionevolmente ricercata nel mio settore; a 43, la pacchia è già finita, e la crisi globale ha messo in ginocchio il mio mercato. A questo si aggiunga che sono francamente stufa (non stanca!) di scendere a compromessi con imprenditori improvvisati, fare la loro fortuna, farmi carico dei loro errori dopo aver fatto di tutto per dissuaderli dal fare scelte discutibili, e poi farmi scaricare appena capiscono un po' come gestire le cose e trovano qualche creativo che presenta loro un preventivo un po' più basso.

Mi sento come un'amanuense all'avvento della stampa meccanica: molto brava, ma praticamente in disuso.

Sono a casa, ho un paio di lavoretti da consulente, tanto per non chiudere definitivamente, mi occupo della mia famiglia, ma non ho ancora trovato una nuova forma che mi definisca, e mi disperdo molto per mancanza di focalizzazione.

Pur vedendo questo momento come una opportunità di reinventarmi una vita più consona al mio mondo attuale, non ho la grinta, l'entusiasmo, la spinta.

Ho bisogno di trovare un bandolo da cui partire per sbrogliare la matassa della mia vita: la lana è pregiata, calda, morbida, ma non posso farne il maglione perfetto se prima non sciolgo i nodi.

Autobiografia "on stage", quindi: un percorso per conoscersi meglio, non necessariamente memorie, ma testimonianza del presente.

Penso che ci siano molte persone che, ogni giorno, ricominciano da capo: chi cerca di rifarsi una vita e una famiglia, dopo aver visto sogni e progetti naufragare, chi ricomincia nel lavoro, chi si riaffaccia alla vita dopo aver perso qualcuno.

Questo è il mio messaggio nella bottiglia: condividiamo i nostri passi, in compagnia si cammina meglio.

Ognuno di noi ha un mondo dentro, una ricchezza di emozioni, di ricordi, di immagini ed espressioni: questo l'ho sperimentato in 3 anni di laboratorio di scrittura autobiografico.


Il nostro sodalizio continua da tre anni; dopo i primi 5 incontri, non potevamo più farne a meno, e abbiamo istituito il "laboratorio permanente di autobiografia". Quegli estranei, quelle persone di varia provenienza, dalle vite così diverse, si erano rivelate nella scrittura, e in ogni persona avevo scoperto un mondo: affetti, sensazioni, ricordi. Immagini tenere, divertenti, commoventi: stralci di anima presentati con semplicità, senza pretese di eccellenza letteraria, assumevano stranamente inaspettate sembianze, diventavano brani delicati o forti, sicuramente "veri" e spesso dotati di insperata (ed ispirata!) bellezza.

E' fiorita la familiarità, abbiamo dato vita con naturalezza a piccoli rituali: chi porta infusi profumati, chi una torta, o biscotti, chi arriva con un regalino da un viaggio. A Natale, ci facciamo gli auguri con la "Cioccolata Autobiografica".

Tutto ciò è nato dalla scoperta che ogni persona, anche la più insospettabile, racchiude in se' un mondo. E che un ambiente improntato all'ascolto e alla condivisione può far fiorire espressioni profonde e meravigliose.


E' la vigilia di Pasqua, piove: buona primavera!